L’archivio e la carta. I cabrei figurati in Liguria (sintesi della tesi di dottorato)

I dizionari e le enciclopedie italiane, seppur con alcune difformità, attribuiscono ai cabrei il significato di inventario, elenco sistematico dei beni e rendite appartenenti a grandi amministrazioni laiche o religiose. Questi documenti si differenziano quindi dai catasti statali per la loro committenza che è sempre stata di natura privata e nella quale rientrano anche gli enti ecclesiastici: in particolare l’Ordine Gerosolimitano che conserva il maggior numero di cabrei realizzati sul territorio italiano.
Questa prassi è stata utilizzata anche dalle famiglie nobili che hanno trovato in documenti simili un valido supporto pratico-gestionale nell’amministrazione dei vari possedimenti.
Lo studio qui presentato prende in considerazione i cabrei figurati prodotti nell’ambito della Repubblica di Genova, attraverso il loro censimento dopo averne accertata l’esistenza.
La grande elasticità di redazione ha però richiesto, nella prima parte del lavoro, un approfondimento sulla specifica tipologia documentaria prendendo in considerazione sia i suoi elementi costitutivi (forma a libro, presenza di un frontespizio, indice, legenda e carta/e generali) sia il valore probatorio o di sola memoria, a seconda delle necessità del committente. Le ventisette schede presentate riguardano molti cabrei inediti e sono affiancate da una o più immagini del documento stesso.
Nella seconda parte dello studio sono stati presi in considerazioni singoli cabrei o gruppi, ad esempio redatti per la stessa famiglia, che meritavano una particolare attenzione per la qualità tecnica, per l’importanza del contenuto, o ancora per la possibilità di spiegarne la storia attraverso le carte d’archivio. Tra questi si segnalano i cabrei Durazzo, Spinola, Negrone, Cambiaso, Della Rovere, Fieschi e Lomellino che, pur nella loro diversità, scaturiscono tutti da quell’oculato spirito imprenditoriale che ha sempre caratterizzato le famiglie genovesi.
Nella parte conclusiva è proposto un confronto stilistico fra i vari autori-cartografi. Emerge chiaramente la figura di Giacomo Brusco che, con i suoi sette cabrei finora rintracciati, lascia forse il contributo più prezioso anche grazie agli specifici accorgimenti che non verranno più riproposti da altri. Sono infine inseriti alcuni spunti per una visione aggiornata della cartografia genovese  fino ad oggi centrata soltanto sulla committenza statale.
I cabrei figurati come tipologia documentaria sono quindi un argomento quasi inedito per la Liguria, mentre come fonte mostrano innumerevoli spaccati del paesaggio ligure: da quello urbano, a quello agrario, alle residenze di villa con un’attenzione particolare per i dettagli delle colture e dei giardini. Le singole tavole possono essere confrontate con la situazione attuale: un paesaggio spesso mutilo, dove gli edifici sono avulsi del loro originario contesto sopravvivendo tra il moderno cemento, mentre gli elementi più fragili - i giardini, gli orti e il paesaggio agrario - sono spesso scomparsi e interpretabili oggi soltanto attraverso, attraverso le particolari lenti di ingrandimento dei cabrei.

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